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« Nascosta in piena vista ». Visibilità e invisibilità dell'industria nei territori montani. Memoria, immaginari, patrimonializzazione

Laboratorio di storia delle Alpi

A mezzo secolo dalla crisi energetica del 1973-1974 che ha innescato un radicale cambiamento del modello economico decretando il crollo del modello fordista, l’età dell'oro della modernità industriale sembra essere giunta al termine, surclassata (e soppiantata), almeno in Occidente, dall’economia dei servizi. Stiamo quindi assistendo a una trasformazione, a volte complessa, a volte profonda, le cui ripercussioni sui territori assumono forme, pratiche e significati eterogenei a seconda dei diversi contesti storici, politici, ambientali, sociali e culturali. Tra questi, le realtà montane rappresentano uno spazio tanto privilegiato quanto anticonvenzionale, dal quale è possibile indagare gli effetti della “fine della modernità”, così come le conquiste, i successi, i fallimenti e i tradimenti della fede nel progresso. Raccontate, rappresentate e vissute come luoghi “altri”, “rurali” (persino romanticamente “bucolici”), marginali (persino isolati), “estremi” e “fragili”, le montagne, se osservate da vicino, nascondono in bella vista i segni, le tracce e le ferite tipiche del passaggio della modernità e, forse ancor più, dell'industrializzazione.
Tra le rovine di edifici abbandonati e la ruggine di macchinari pesanti, immerse nello sfondo di paesaggi montani, si trovano comunità forgiate dall’industria (mineraria, manifatturiera, metallurgica, siderurgica e infine, in ordine cronologico, turistica), ma rimaste ai margini dei modelli di sviluppo e del nuovo Grand Tour della contemporaneità green. Segnate da un passato più o meno glorioso o controverso, vivono un presente di transizione (in stallo?) verso un futuro (in)certo e, almeno apparentemente, inevitabile (tra spopolamento e abbandono). Un presente in cui la structure of feelings industriale, nel caso delle aree montane, persiste – non senza difficoltà – nella memoria delle comunità e/o dei luoghi, così come nei paesaggi che ha contribuito a “inventare” o “costruire”, catalizzando o ostacolando progetti e iniziative volti alla memoria, alla riconversione e alla tutela delle aree montane più in generale. Sulla base di queste ipotesi, la sessione si propone di analizzare i processi di riconoscimento, occultamento e censura della presenza industriale nelle Alpi, confrontando i diversi linguaggi che li esprimono. In particolare, la sessione si propone di indagare le narrazioni visive e verbali dei segni dell’industria nei contesti montani, attraverso il triplice prisma della memoria, degli immaginari alla base dell'idea stessa di montagna e dei processi patrimoniali di cui l’industria montana è oggetto. In che modo i linguaggi visivi e verbali contribuiscono a “nascondere” la presenza dell’industria in montagna? Quando? Per quali scopi? Quali discrepanze e differenze emergono tra i diversi linguaggi?


Organizzatore del Panel: Luigi Lorenzetti, Laboratorio di Storia delle Alpi, Università della Svizzera italiana, 6850 Mendrisio (www.labisalp.usi.ch)
Le proposte di comunicazione con un titolo e un riassunto di 1500 battute possono essere inviate entro il 30 settembre 2024 a luigi.lorenzetti@usi.ch